cancro metodo Hamer

All’ospedale San Camillo di Roma nel reparto di neonatologia si è diffusa una epidemia di staffilococco aureo. L’allarme è scattato lo scorso 23 febbraio quando la direttrice del reparto di Neonatologia ha allertato la direzione sanitaria in quanto alcuni bambini presentavano alcune manifestazioni sintomatiche tipiche riconducibili al batterio.

Le indagini epidemiologiche condotte hanno portato quindi all’accertamento di 16 bambini e 17 operatori sanitari contagiati dal batterio.  Nei piccoli pazienti in particolare sono state riscontrate lesioni della cute, otiti e congiuntiviti. L’epidemia stando a quanto è stato fatto sapere dalla direzione della struttura sanitaria, è stata trattata secondo il protocollo standard di sicurezza previsto in questi casi.Stafilococco aureo

Sulla vicenda è intervenuto  anche il Codacons, che ha inviato un esposto alla Procura per chiedere di fare chiarezza su quanto accaduto: “In particolare chiediamo alla magistratura di aprire una indagine alla luce delle possibili ipotesi di epidemia e lesioni, oltre che per la violazione delle norme relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro in base al D. Lgs 81/2008.

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Già per la vicenda della Tbc al Gemelli abbiamo avviato una dura battaglia legale, volta ad ottenere il riconoscimento dei diritti delle famiglie coinvolte nello scandalo sanitario, famiglie che finora non hanno ottenuto alcuna giustizia. Allo stesso modo tuteleremo i genitori dei bimbi ricoverati al S. Camillo e risultati positivi allo stafilococco aureo“.

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Ricordiamo che lo stafilococco aureo scoperto a Aberdeen in Scozia nel 1880 dal chirurgo Alexander Ogston, si trasmette attraverso  le gocce di saliva, che vengono immesse nell’aria in seguito alla tosse o agli starnuti, ma può essere veicolato anche attraverso il cibo contaminato ad esempio con il latte, i formaggi e gli insaccati. Una volta che viene accertata l’infezione, la terapia è essenzialmente antibiotioca: in particolare vengono somministrati quelli che rientrano nei gruppi del cloramfenicolo, della neomicina, della novobiocina e dell’eritromicina.