Da un po’ di tempo non se ne sentiva più parlare ma il fuoco covava sotto le ceneri e ora è tornato a divampare. Parliamo del gasdotto di Melendugno in Puglia, al centro di polemiche e proteste degli abitanti della zona, non contrari di principio al gasdotto ma che contestano il luogo di approdo che va a rovinare una delle più belle spiagge pugliesi rovinando con essa il turismo e che prevede lo’espianto e il trasferimento di centinaia di piante di ulivo, di fondamentale importanza per l’economia locale.

Il Tap, così viene chiamato questo progetto, potrebbe essere deviato di pochi chilometri, in territorio di un comune che si è dichiarato disponibile ad accogliere l’approdo del gasdotto senza problemi ma nulla è stato fatto per evitare i problemi. La decisione di procedere comunque con l’espianto degli ulivi ha fatto riesplodere la protesta e si registrano nuove tensioni tra le forze di polizia che presidiano le attività di espianto e la popolazione in protesta.

Rimane la domanda, l’interrogativo del perché da troppo tempo in Italia si mettono in atto operazioni di vario genere che sono in contrasto con motivate volontà popolari senza minimamente considerare le motivazioni delle opposizioni popolari, non politiche, salvo poi fare assemblee e congressi per domandarsi il motivo della disaffezione del popolo italiano verso la politica.