Uno studio ha rivelato i pericoli di una dieta a base di zucchero
Uno studio ha rivelato i pericoli di una dieta a base di zucchero

Gli scienziati dell’Oregon Research Institute hanno messo in luce come il nostro organismo sviluppa proprio una sorte di dipendenza dagli zuccheri, tale da non riuscire più a farne a meno. D’altronde lo zucchero non a caso figura nelle ricette tra gli ingredienti a cui proprio non riusciamo a rinunciare.

Gli esperti in particolare hanno offerto a 100 giovani un frappè al cioccolato che presentava diverse gradazioni di grassi e zuccheri. Mentre i partecipanti all’esperimento sorbivano il loro frappè, gli studiosi attraverso una risonanza magnetica funzionale monitoravano il loro cervello per vedere quale dolce riuscisse a stimolare meglio i cosidetti circuiti del piacere.

Ebbene dai risultati è emerso che il frappè ricco di zuccheri riusciva molto meglio di quello pieno di grassi ad atttivare le aree del cervello deputate alla gratificazione a seguito del rilascio delle endorfine che donano sensazioni di profondo benessere. In sostanza quindi gli studiosi hanno individuato nello zucchero l’elemento in grado di attivare meglio i circuiti neurali del piacere, perché mangiare zucchero sviluppa un legamedi dipendenza per cui più ne mangi e più ne vuoi consumare.

Sulla base di queste indicazioni una dieta orientata al dimagrimento dovrebbe contenere percentuali molto basse di zucchero. Lo studio è stato pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition.

I ricercatori dell’Università di Bologna hanno sperimentato con successo sui topi una cura contro la sindrome di Down. I ricercatori hanno impiegato la fluoxetina, un farmaco antidepressivo di largo uso.

In particolare il gruppo di studio dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’UNiversità di Bologna, ha sperimentato sui topi l’uso di un farmaco antidepressivo per contrastare le alterazioni cerebrali indotte dalla sindrome di Down.

In pratica poichè la gran parte dei neuroni cerebrali, sia nell’uomo che nell’animale, si sviluppa già durante la gestazione, si è pensato che proprio in questa fase potesse essere utile per sperimentare l’efficacia di un trattamento farmacologico, per cui il farmaco è stato sperimentato non sui neonati di topo ma già alle mamme di questo animale durante la gravidanza. I ricercatori hanno quindi somministrato ai topi la fluoxetina, farmaco normalmente usato per la cura della depressione.

I risultati sono stati sorprendenti: il trattamento farmacologico con la fluoxetina ha prodotto un ripristino del cervello in tutte le sue parti. I ricercatori hanno sottolineato che questo farmaco antidepressivo aumenta la presenza di serotonina nel cervello: la serotonina è un neurotrasmettitore fondamentale perché i neuroni crescano e si sviluppino bene. La disponinilità aumentata di serotonina grazie a questo farmaco stimola così la formazione di nuovi neuroni e quindi di nuove connessioni cerebrali.

Attraverso ulteriori ricerche bisognerà valutare quindi se l’impiego di questo farmaco possa rivelarsi effettivamente utile per il ripristino delle conessioni neuronali e la correzione dei disturbi cognitivi associati alla sindrome di Down. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brain.